lunedì 9 marzo 2009

Il profumo delle lucciole ed una eterna ghirlanda brillante


prima di tutto, visto che su FB la battuta è arrivata subito, non mi sto riferendo alle lucciole intese come signorine che illuminano la notte per qualche persona sola, bensì mi riferisco al genere di piccoli insetti coleotteri appartenenti alla famiglia dei Lampyridae (WOW ... potenza di google e wikipedia !) ... e che sono appunto nominati nel titolo dello spettacolo teatrale che Paolo Villaggio ha portato in scena qui a Roma in questi giorni e che io sono andato (ovviamente) a vedere ... a me piace molto Paolo Villaggio, per tantissimi motivi, alcuni molto profondi e molto privati che credo non riuscirei mai a spiegare ... e non e' solo per il mito Fantozzi ... o per il Dottor Kranz o per Giandomenico Fracchia ... una delle cose che mi hanno colpito di più dei libri di Fantozzi (eh si, non solo ho visto e rivisto all'infinito tutti i film, ma ho letto anche i libri !) l'ho trovata nelle introduzioni ... e cioè che Fantozzi è un personaggio che identifica quel momento della vita dove tutti prima o poi passano, chi è più fortunato per pochissimo, chi è meno fortunato ci resta tutta la vita, ed è il momento in cui si è sotto padrone, anche metaforicamente ... quando poi mi sono documentato sulla vita di Paolo Villaggio ascoltando e leggendo sue storie autobiografiche, ho scoperto che io e lui abbiamo una cosa clamorosa in comune ... entrambi abbiamo preso ispirazione per la nostra comicità dai nostri papà ... (ovviamente non mi permetto assolutamente di paragonare la mia comicità a quella di Paolo Villaggio, mi riferisco ai rispettivi valori assoluti, il suo un miliardo ed il mio zero virgola uno !) ... la cosa si complica un pò però quando rifletto sul fatto che oltre che alla fonte d'ispirazione primaria del mio papà, io ho poi saccheggiato ampiamente il repertorio e lo stile di Paolo Villaggio stesso ... queste relazioni incrociate mi fanno venire in mente il concetto di strano anello o di gerarchie aggrovigliate (o di autoreferenza !), molto cari all'autore del libro che sto (ri)leggendo per l'ennesima volta (anche se questa volta forse finalmente lo sto capendo appieno !) ... il libro si chiama "Godel, Escher e Bach, una Eterna Ghirlanda Brillante", di Douglas Hofstadter ... è molto difficile dire di cosa parla il libro, ci sono moltissimi livelli diversi di lettura ... in pratica è un saggio divulgativo a favore dell'intelligenza artificiale e di come una macchina possa riuscire a simulare un cervello umano ... pero' per arrivare a dimostrare il punto, l'autore si serve di moltissimi esempi e di moltissimi argomenti apparentementi diversi, che però gli servono per riuscire a formulare una definizione pratica dell'intelligenza ... ora un punto molto curioso è che tutte le volte che partendo da tutti questi temi diversi si arriva appunto in modi diversi a cercare di definire l'intelligenza, si ha sempre a che fare con uno strano anello o una gerarchia aggrovigliata o con l'autoreferenza ... ciò è già chiaro (per l'autore !) dal titolo ... nei disegni di Escher ad esempio si segue una linea geometrica che sta sotto e improvvisamente ci si trova sopra oppure si seguono le figure scure e poi ci si rende conto che in realtà le figure sono quelle chiare ... nelle fughe di Bach talvolta si segue un tema che partendo da una nota inizia ad 'ascendere' ed improvvisamente ci si trova alla nota di partenza ... e il teorema di Godel nell'ambito della logica matematica ci mostra un modo tramite cui un sistema formale parla di se stesso e soprattutto dice di se stesso che non e' completo, cioe' che nel sistema stesso esistono verità che però non possono essere dimostrate all'interno del sistema stesso ... ora quando io penso che mio padre mi ha influenzato nel mio modo di essere comico così come il papà di Paolo Villaggio ha influenzato lui, ma Paolo Villaggio ha a sua volta ha influenzato me, quindi anche il papà di Paolo Villaggio in parte ha influenzato me ... questo mi sembra proprio uno strano anello o una gerarchia aggrovigliata ... dove il predicato e l'oggetto si confondono e si scambiano le parti ... dove l'interno e l'esterno di una cosa o di un concetto si confondono ... dove verità e falsità sembrano la stessa cosa, come il famoso paradosso di Epimenide, volgarmente detto il paradosso del mentitore, "questa frase e' falsa" ... in realtà il cretese Epimenide pare che nel VI sec A.C. abbia detto "tutti i cretesi sono bugiardi" ... però se ci si riflette un attimo, i due enunciati sono equivalenti (oltre che autoreferenziali ... ) e mettono in luce lo stesso paradosso ... ecco ... un punto fondamentale, nel libro, per arrivare ad una defizione operativa di intelligenza e' chiedersi quando è che due cose sono la stessa cosa ... forse io e Paolo Villaggio siamo la stessa cosa ... ? ...