martedì 21 ottobre 2008

i miei nonni


Il mio nonno paterno era una forza …veniva a prenderci a scuola, a me e mia sorella, alle elementari e ci portava a casa per cucinarci il pranzo di pesce … una volta però è venuto a prenderci senza dirlo ai nostri genitori … quando l’abbiamo visto nonno ! nonno ! e le suore non si sono preoccupate … poi sono arrivati i miei a scuola a prenderci e noi non c’eravamo … quei pochi minuti che ci sono voluti per chiarire l’equivoco, sono stati un inferno per loro ! … mi raccontano che mio nonno sia passato con la sua ford ad un passaggio a livello mentre stava per chiudersi e il treno gli ha staccato i fanali posteriori … mi raccontano anche che quando mia mamma era incinta di me, mio nonno trasportava dei valori ed è stato rapinato, da due individui che gli hanno dato una botta in testa … pare poi che questi tipi siano stati visti in un bar, solo che mio nonno li aveva descritti come “uno basso col maglione rosso ed uno alto con maglione bianco” e invece erano uno basso col maglione bianco e uno alto col maglione rosso … non ho mai capito se e’ stata la botta in testa che ha confuso mio nonno o se invece quarant’anni fa bastava poco per farla franca ! … una volta eravamo tutti a casa di mio nonno, domenica sera, mio nonno stava seduto davanti alla televisione mentre comunicavano la colonna vincente totocalcio … mio nonno faceva la schedina con il dado, un piccolo dado con 1-X-2 sulle facce, cosi piccolo che tutte le volte che ruzzolando cadeva dal tavolo, si incastrava sempre sotto alle scarpe di qualcuno e non si trovava mai … era la schedina che quando andavi a giocarla ci attaccavano sopra quella specie di bolli, poi col righello la tagliavano e ti davano la tua copia … insomma mio nonno controlla la schedina e man mano che dicono i segni, solleva sempre di più il sedere dalla sedia … alla fine si alza di scatto, la sedia cade sul pavimento e gli occhiali gli volano dalla faccia … “tredici ! ho fatto tredici !” strillava e correva per la casa … e tutti noi, moglie, figli, nuore, nipoti, a correre dietro a lui … in pochi minuti eravamo tutti euforici … poi ristabiliamo la calma, torniamo al tavolo e controlliamo la schedina … 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 … no, questo e’ sbagliato, hai messo male nonno … 11,12 … è 12 nonno, hai fatto 12 … silenzio … “dodici ! ho fatto dodici !” e via di nuovo tutti a correre dietro a lui per la casa … ma si, anche il dodici va bene, adesso che dicono le quote vedrai che bel dodici … poi di nuovo ristabiliamo la calma e qualcuno riprende in mano la schedina, cosi per sicurezza, un altro controllo, non si sa mai … 1,2,3,4,5,6,7 … no, qui non e’ X e’ 2 … nonno, hai fatto 11 … alla fine l’abbiamo ricontrollata seriamente, ed in realtà la schedina aveva fatto 8 … però è stato un pomeriggio indimenticabile … la mia nonna materna era la mia ascoltatrice preferita … quando andavo a trovarla stava sempre lì, seduta al tavolo della cucina, con la matita in una mano, per la Settimana Enigmistica, ed una sigaretta nell’altra, entravo e mi diceva “che mi conti?” e io potevo parlare di tutto e lei mi ascoltava … le piaceva anche che le raccontavo le barzellette ed ogni volta gliene raccontavo di nuove … a casa di mia nonna ho avuto per la prima tra la mani un racconto di Rex Stout su Nero Wolfe, ora ho praticamente tutta la collezione, e ringrazio sempre mia nonna, grande lettrice di gialli, per avermelo fatto conoscere … quando ero piccolo, mia nonna prendeva l’autobus la domenica per venirmi a trovare e io mettevo una sedia presa dalla cucina nella mia cameretta e poi facevo il gran premio con tutte le mie macchinette e mia nonna si sedeva lì su quella sedia e guardava tutto il gran premio, dall’inizio alla fine … il mio nonno materno era un operaio, lavorava alla Breda, appassionato di boxe e ciclismo e tifoso della Roma, di cui parlavamo sempre … mi ricordo che quando andavo a trovarlo mia nonna era sempre lì in cucina ma lui spesso era al circolo a giocare a bocce, allora io uscivo ed andavo lì a piedi a vedere la partita … quando è rimasto vedovo, spesso andavo a trovarlo visto che stavo all’università dietro casa sua, per fagli il cambio della biancheria e portarlo a fare la spesa … quando camminavamo per strada, se sentiva dei passi di tacchi dietro di noi, mi faceva fermare, ci spostavamo di lato e facevamo passare la “signora” e lui si toglieva il cappello per salutare … preparava chili di ragù e tutte le volte che andavo mi faceva fermare a mangiare la pasta con lui … la mia nonna materna quando ero piccolo talvolta mi baciava sulla bocca, e a me non piaceva proprio ! … quando avevo poco più di un anno siamo andati insieme a visitare dei parenti in Svizzera e mi ha fatto fare indigestione di pasta e broccoli e poi visto che avevo l’intestino bloccato, insieme ad una sorella di mio nonno emigrata in Svizzera dalla Puglia, mi ha messo il sapone Scala come supposta per farmi andare di corpo … e visto che c’erano mi hanno fatto pure un clistere con il the … stavo sull’aereo con i miei, tornando dalla Svizzera a Roma, quando mi sono stappato è stata l’apocalisse … quando eravamo piccoli, tutti noi nipoti l’inverno avevamo le pantofole di lana fatte da nonna, di tutti i colori insieme, bellissime e caldissime … mia nonna è anche venuta a trovarmi in Texas, alla tenera età di 84 anni, si è fatta Roma-Chicago e poi Chicago-Austin, con i miei genitori … a Chicago erano in ritardo e dovevano sbrigarsi a raggiungere il gate per il volo successivo allora mio padre l’ha convinta a fare finta che non poteva camminare e si sono fatti accompagnare con la sedia a rotelle … e mia nonna non voleva perché lei camminava benissimo … ieri quando le stavamo dando l’ultimo saluto alla camera ardente, ho ripensato a questa scena e mi è venuto in mente il film Febbre da Cavallo, quando il Pomata convince la nonna far finta di essere morta per tenere buoni i creditori … e pensavo adesso mia nonna si alza a sedere come la nonna del Pomata e dice “basta co’ sti scherzi che portano pure male” … [ho scritto questo post ascoltando “Quando tocca a te” di Liga, la consiglio come sottofondo musicale alla lettura]

venerdì 17 ottobre 2008

la mia Olimpiade personale !

grazie Moni per avermi mandato questo giochino !

ecco le regole del gioco:

1. Tradurre il proprio nome collegandosi qui

2. Scrivete il vostro nome in italiano e copiate i caratteri cinesi che appariranno (se vedete dei piccoli cubetti, copiate quelli, vuol dire che non avete installati i caratteri cinesi). Incollateli poi qui dove dice "entre un nombre chino"

3. Scegliete lo scenario che più vi piace tra quelli proposti et .... volià! Il vostro nome tradotto in cinese!

4. Salvate l'immagine così la potrete inserire nel vostro blog (o dovunque vogliate). Il nome del post potete sceglierlo voi purchè sia attinente alle olimpiadi e comprenda le parole "Olimpiadi", "Olimpico", "Pechino"

5. Il regalo andrebbe assegnato a 5 blogs, uno per ogni anello delle olimpiadi


Pero' 5 blogs e' proprio dura trovarli:

*1* coke
*3* ...
*4* ...
*5* ...

no ... non ci riesco proprio !!!
ecco pero' il mio nome in cinese, con lo sfondo della fenice ...


martedì 7 ottobre 2008

Giullare, cantastorie o ... saltimbanco ?


C’è una poesia che ho incontrato all’epoca del liceo e che mi piace molto, è una di quelle che stanno nella lista delle mie poesie preferite, e forse proprio al primo posto … all’epoca mi colpì così tanto che ne feci anche la traduzione in inglese per metterla in musica … si, all’epoca ancora mi dilettavo con la mia tastiera, ho avuto anche diversi gruppi, qualcuno semi-serio come I Povertà, di cui ho già parlato, e i Flying Horses con mio cugino il Sola, qualcuno in cui provavamo a prenderci sul serio, come gli Shod, che era un duo tra me ed un mio omonimo chitarrista compagno di liceo, con il quale avevamo anche un gruppo più esteso, di cui ora non ricordo il nome, un gruppo con batteria, basso, insomma tutto quello che serviva, e chi si riuniva in sala presso uno studio musicale (ma perché il batterista la batteria non l’aveva :-) ) … con gli Shod abbiamo fatto un paio di pezzi che secondo me non hanno niente da invidiare a cose che sono arrivate in cima alla hit parade … ma più che suonarli a casa nostra o in un sottopassaggio della metro di Parigi durante una gita scolastica, non abbiamo fatto, quindi … tornando alla poesia, mi piace molto perché sembra scritta apposta per me:

Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia"
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
davanti il mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia

Come tutte le cose che piacciono a me, ha diversi livelli di lettura … già qualcosa che ha a che fare con una ricerca di tipo esistenziale, cattura la mia attenzione e la mia curiosità … e poi secondo me centra una delle sensazioni che ho sempre avuto e che credo sia anche confermata a livello diciamo “ufficiale”, e cioè che le persone che riescono a far ridere gli altri sono persone che hanno una sensibilità particolare per il lato meno allegro e più malinconico della vita … ho letto da qualche parte che molte delle biografie di grandi personaggi comici (Stan Laurel & Oliver Hardy, Charlie Chaplin …) portano alla luce dei momenti di vita non proprio allegri e felici … oseri citare qui anche Fantozzi, che alla fine io adoro e mi fa morire da ridere, ma perchè mi identifico con la sua sfortuna cosmica che fa sempre andare tutto contro di lui … e poi la poesia parla di poeta e musico ed io mi sono da sempre dilettato con queste passioni, con risultati diversi onestamente, credo di saper decisamente scrivere meglio di quanto riesca a fare musica … però quando al liceo abbiamo portato in scena un recita tratta dall’epistolario di Abelardo ed Eloisa, una parte della colonna sonora della recita l’ho composta io sulla mia tastiera … io ero ovviamente Abelardo, abbiamo fatto ad estrazione, ed ovviamente Eloisa era quella che all’epoca era per me la più bella della classe, e la scena per cui ho composto il motivo di sottofondo è quella in cui un servo pagato da Fulberto, lo zio di Eloisa, viene di notte ad evirarmi … ho tralasciato ovviamente di sottolineare che la poesia parla anche di pittore, dato che a disegnare e colorare sono proprio negato … ma insomma non è che posso essere bravo in tutto … infine, un’altra immagine che mi evoca questa poesia e per cui mi è molto cara è quella del menestrello o cantastorie (o giullare ...), quello di una volta, quelle che girava per le corti o per le campagne a raccontare storie per intrattenere regnanti e contadini … io adoro raccontare storie, crearle, modificarle, ne ho tante e ne creo sempre di nuove … l’altra sera mio figlio per gioco si è messo a prendere tutti i romanzi che abbiamo nella libreria, che fanno parte della collezione uscita qualche anno fa con il quotidiano La Repubblica, ed ognuno che prendeva mi diceva “papà mi leggi la storia ?” … ovviamente erano tutte storie che lui avrebbe trovato noiose, quindi prendevo il libro, lo aprivo, sfogliavo le pagine e facevo finta di leggere mentre mi inventavo una storia … e siamo andati avanti così per tre o quattro volumi, fino a quando non era pronta la cena … ad esempio la storia di Johnny (il libro era “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio :-) perche’ i titoli li leggevo seriamente !) che deve portare il suo elefantino all’albero magico, e l’albero magico fa sparire l’elefantino, allora Johnny ha paura ma si fa coraggio e va a vedere cosa c’è dietro l’albero magico e in realtà l’elefantino non e’ scomparso ma è solo nascosto perché voleva giocare a nascondino … a me piace raccontare storie, di tutti i tipi e mi piace molto far sorridere gli altri, nonostante magari sorrida poco io … per questo penso che l’autore della poesia l’abbia scritta per me … a proposito, l’autore e’ Aldo Palazzeschi, credo il titolo sia “Chi sono?” e che sia parte di una raccolta del 1909 … se volete, vi consiglio anche il sottofondo musicale da abbinare alla poesia, “Venderò” di Edoardo Bennato …